mercoledì 8 dicembre 2010

Immacolata Concezione

26Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te”.
29A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”. 34Allora Maria disse all’angelo: “Come è possibile? Non conosco uomo”.
35Le rispose l’angelo: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37nulla è impossibile a Dio”.
38Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
E l’angelo partì da lei.
(Vangelo di Luca 1, 26-38)

(8 dicembre, Immacolata Concezione della Beata vergine Maria)

martedì 7 dicembre 2010

Er Milanese


Pe invidia 'no sformino cispadano
parlanno ner suo ingergo paesano
ciaricconnò ch'er popolo romano
...se sgargarozza a spese de Milano.
Sarrà, rispose lesto Romoletto,
de la fatica sete li campioni
e pe sto fatto tanto de rispetto,
però, che so' ste mortificazioni?
Ce mantenete e Dio v'abbenedica,
ma se le cose marcian'a sto modo
quer che passate nun ce basta mica,
dateje sotto a lavorà più sodo.
(Trilussa)

(7 dicembre, Sant'Ambrogio)

lunedì 6 dicembre 2010

San Nicola

San Nicola di Bari (Patara di Licia, 270 circa - Myra, 6 dicembre 343?), vescovo di Myra in Licia (oggi Demre, nella parte anatolica della Turchia), è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane.
Noto anche come san Nicola di Myra, san Nicola Magno e san Niccolò o san Nicolò, è famoso anche al di fuori del mondo cristiano perché la sua figura ha dato origine al mito di Santa Claus, conosciuto in Italia come Babbo Natale.

San Nicola nacque a Pàtara di Licia, tra il 260 ed il 280, da Epifanio e Giovanna che erano cristiani e benestanti. Cresciuto secondo i dettami del Cristianesimo, perse prematuramente i genitori a causa della peste. Nicola divenne erede di un ricco patrimonio e si servì dell eredità per aiutare i bisognosi.
In seguito lascia la sua città natale e si trasferisce a Myra dove viene ordinato sacerdote. Alla morte del vescovo metropolita di Myra venne acclamato dal popolo come nuovo vescovo. Imprigionato ed esiliato nel 305 da Diocleziano, fu poi liberato da Costantino nel 313 e riprese l' attività apostolica. Si narra che partecipò al Concilio di Nicea del 325, durante il quale avrebbe condannato duramente l'arianesimo, difendendo la verità cattolico. Gli scritti di sant'Andrea di Creta e di San Giovanni Damasceno ci confermano l' ortodossa fede di Nicola. Nicola si occupo anche del bene dei suoi concittadini, ottenne dei rifornimenti durante una carestia e ottenne la riduzione delle imposte dall’ Imperatore. Morì a Myra il 6 dicembre, presumibilmente dell'anno 343, forse nel monastero di Sion, e già allora si diceva compisse miracoli; tale convinzione si consolidò dopo la sua morte, con il gran numero di leggende che si diffusero in Oriente.
Le sue spoglie furono conservate fino al 1087 nella cattedrale di Myra.
In seguito quando Myra cadde in mano musulmana, Bari e Venezia - al tempo dirette rivali nell'adriatico - entrarono in competizione per il trafugamento in Occidente delle spoglie. I baresi ebbero la meglio anticipando i veneziani: il 9 maggio 1087 una spedizione di tre navi , di proprietà degli armatori Dottula con 62 marinai di cui 2 sacerdoti Lupo e Grimoldo partita dalla città di Bari (che era passata sotto il dominio normanno). Sbarcò ad Andriaco e si diressero a Myra dove si impadronirono delle spoglie di Nicola. Una volta tornati in città, là dove i buoi che trainavano il carico dalla barca si fermarono fu posta la prima pietra della Basilica.

Nel 1089 le spoglie vennero definitivamente poste nella cripta della Basilica, alla presenza di Papa Urbano II. Che dichiarò festivi il 6 dicembre e il 9 maggio. Nacque in seguito la leggenda che Nicola stesso quando era in vita, passando per Bari, avrebbe dichiarato "In questa città riposeranno le mie spoglie".
I Veneziani tuttavia non si rassegnarono e nel 1099-1100 si recarono ugualmente a Myra, dove fu loro indicato il sepolcro vuoto dal quale i baresi avevano trafugato le ossa. Tuttavia qualcuno rammentò di aver visto celebrare le cerimonie più importanti, non sull'altar maggiore, ma in un ambiente secondario. Fu in tale ambiente che i veneziani si misero a scavare, rivenendo delle ulteriori reliquie del corpo di Nicola, che furono prese e traslate nell'abbazia di San Niccolò del Lido.

San Nicolò venne quindi proclamato protettore della flotta della Serenissima. A San Nicolò del Lido terminava l'annuale rito dello "sposalizio" di Venezia col mare.
Le ricognizioni effettuati sulle reliquie custodite a Bari (1956) e a Venezia (1992), hanno appurato che i resti ossei appartengono allo stesso scheletro, che risulta pertanto diviso fra le due città.
Anche in base a quanto riportato dai documenti storici, si è dedotto che i baresi, nella fretta di trafugare i resti, frantumarono lo scheletro, limitandosi a portare via i frammenti di maggior dimensione. I veneziani pertanto, reperirono i frammenti più minuti, che erano stati opportunamente nascosti.

Il suo culto si diffuse dapprima in Asia Minore (nel VI secolo ben 25 chiese a Costantinopoli erano dedicate a lui), con pellegrinaggi alla sua tomba, posta fuori dell’abitato di Mira. Numerosi scritti in greco e in latino ne fecero progressivamente diffondere la venerazione verso il mondo bizantino-slavo e in Occidente, a partire da Roma e dal Meridione d'Italia, allora soggetto a Bisanzio. Secondo la tradizione, Nicola aiutò tre ragazze che non potevano sposarsi per mancanza di dote, gettando sacchetti di denaro dalla finestra nella loro stanza, per tre notti. Per questo è venerato dalle ragazze e dalle donne nubili.
Un’altra leggenda non fa riferimento alle figlie del ricco decaduto, ma narra che Nicola, già vescovo resuscitò tre bambini che un macellaio malvagio aveva ucciso e messo sotto sale per venderne la carne. Anche per questo episodio san Nicola è venerato come protettore dei bambini.
Nicola calmò una furiosa tempesta, scongiurò una carestia, liberò tre ufficiali ingiustamente condannati a morte dall’imperatore Costantino.

San Nicola è uno dei santi più popolari del cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di bisognosi. Il suo emblema è il bastone pastorale e tre sacchetti di monete (o anche tre palle d'oro). Tradizionalmente viene rappresentato vestito da vescovo con mitra e pastorale.

Il santo oggi è patrono, oltre che dei marinai, pescatori e naviganti, dei bambini, delle ragazze da marito, scolari, farmacisti, profumieri, bottai, nonché delle vittime di errori giudiziari e degli avvocati. È patrono inoltre dei mercanti e commercianti. Dal XVII secolo viene considerato benefattore dei bambini.
Viene festeggiato il 6 dicembre.

(6 dicembre, San Nicola vescovo)

sabato 4 dicembre 2010

Pensiero




Tutti i grandi sono stati bambini una volta.

Ma pochi di essi se ne ricordano.

(Antoine De Saint-Exupéry da "Il Piccolo Principe")



(4 dicembre, Santa Barbara)

martedì 12 ottobre 2010

La statistica

Sai ched’è la statistica? È ’na cosa
che serve pe’ fa’ un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che sposa.
Ma pe’ me la statistica curiosa
è dove c’entra la percentuale,
pe’ via che, lì, la media è sempre eguale
puro co’ la persona bisognosa.
Me spiego: da li conti che se fanno
secondo le statistiche d’adesso
risurta che te tocca un pollo all’anno:
e, se nun entra ne le spese tue,
t’entra ne la statistica lo stesso
perché c’è un antro che ne magna due.

(Trilussa)

(12 ottobre, San Serafino)

lunedì 4 ottobre 2010

Canzone "Il cantico delle creature"

A te solo Buon Signore
si confanno gloria e onore
a Te ogni laude et benedizione.
A Te solo si confanno
che l’altissimo Tu sei
e null’omo degno è
Te mentovare.
Si laudato Mio Signore
con le Tue creature
specialmente Frate Sole
e la sua luce.
Tu ci illumini di lui
che è bellezza e splendore
di Te Altissimo Signore
porta il segno.
Si laudato Mio Signore
per sorelle Luna e Stelle
che Tu in cielo le hai formate
chiare e belle.
Si laudato per Frate Vento
aria, nuvole e maltempo
che alle Tue creature dan sostentamento.

Si laudato Mio Signore
per Sorella nostra Acqua
ella è casta, molto utile
e preziosa.
Si laudato per Frate Foco
che ci illumina la notte
ed è bello, giocondo
e robusto e forte.

Si laudato Mio Signore
per la nostra Madre Terra
ella è che ci sostenta
e ci governa.
Si laudato Mio Signore
vari frutti lei produce
molti fiori coloriti
e verde l’erba.
Si laudato per coloro
che perdonano per il Tuo amore
sopportando infermità
e tribolazione
e beati sian coloro
che cammineranno in pace
che da Te Buon Signore
avran corona.
Si laudato Mio Signore
per la Morte Corporale
chè da lei nessun che vive
può scappare.
E beati saran quelli
nella Tua volontà
che Sorella Morte
non gli farà male.
(Angelo Branduardi)

(4 ottobre, San Francesco d'Assisi patrono d'Italia)



sabato 2 ottobre 2010

Preghiera





Angelo di Dio,
che sei il mio custode,
illumina, costodisci,
reggi e governa me
che ti fui affidato
dalla Pietà Celeste.
Amen





(2 ottobre, SS. Angeli Custodi [festa dei nonni])

mercoledì 22 settembre 2010

Pensieri di Anonimi saggi

"Un vero amico riesce a non farti essere nessuno.... se non te stesso".

"Dimora nel cuore un miracolo chiamato amicizia".

"Non camminare davanti a me, potrei non seguirti;
non camminare dietro di me, potrei non esserti guida;
cammina al mio fianco e sii sempre mio amico".


"I tuoi occhi, riflettono il silenzio della terra,
ed imprigionano lo stupore dell'innocenza...."


(22 settembre, San Maurizio martire)

giovedì 16 settembre 2010

Pensieri in libertà

La felicità è nella semplicità, nella sincerità e nella speranza.
(N. Giannitelli)

(16 settembre, Ss. Cornelio e Cipriano)

mercoledì 15 settembre 2010

Canzone "Desolata"

La brezza sfiora lieve
la tua veste, le tue guance,
ondeggia tra figure ritte in piedi come statue.
Dopo il grido divino di morte
che ha coperto tutto il mondo
è sceso il silenzio.

Nell’aria non c’è una voce ormai,
è tutto compiuto.
Nell’aria non c’è un lamento ormai,
ha vinto la morte.
Il tuo sguardo è fermo su quel corpo
irrigidito e solo.
Il mondo si è fermato.

DESOLATA, DESOLATA, MARIA,
VIENI A CASA MIA, VIENI A CASA MIA.
 
Madre, ti custodirò nella mia casa,
Madre, il tuo dolore entrerà nella mia casa,
Madre, io ti onorerò con tutta la mia vita,
Madre, sei il più grande dono del mio Signore.

E LA TERRA TREMA.
Maria!
E LA TERRA TREMA.
Io ti sto vicino.
E LA TERRA TREMA.
Le guardie hanno paura.
E LA TERRA TREMA.
Io sono al tuo fianco.
E LA TERRA TREMA.
Quell’uomo era davvero Dio.
E LA TERRA TREMA.
Le rocce si spaccano.
E LA TERRA TREMA.
Il santuario trema.
E LA TERRA TREMA.
Madre, sto vicino a te.    


DESOLATA, DESOLATA, MARIA,
VIENI A CASA MIA, VIENI A CASA MIA.
(da La vita di ogni cosa del Gen Rosso)
 
(15 settembre, Beata Vergine Maria Addolorata)

martedì 14 settembre 2010

Al Suo posto

Il vecchio eremita Sebastiano pregava di solito in un piccolo santuario isolato su una collina. In esso si venerava un crocifisso che aveva ricevuto il significativo titolo di "Cristo delle grazie". Arrivava gen­te da tutto il paese per impetrare grazie e aiuto.
Il vecchio Sebastiano decise un giorno di chiede­re anche lui una grazia e, inginocchiato davanti all'immagine, pregò: "Signore, voglio soffrire con te. Lasciami prendere il tuo posto. Voglio stare io sulla croce".
Rimase silenzioso con gli occhi fissi alla croce, aspettando una risposta.
Improvvisamente il Crocifisso mosse le labbra e gli disse: "Amico mio, accetto il tuo desiderio, ma ad una condizione: qualunque cosa succeda, qualun­que cosa tu veda, devi stare sempre in silenzio".
"Te lo prometto, Signore".
Avvenne lo scambio.
Nessuno dei fedeli si rese conto che ora c'era Se­bastiano inchiodato alla croce, mentre il Signore aveva preso il posto dell'eremita. I devoti continuavano a sfilare, invocando grazie, e Sebastiano, fedele alla promessa, taceva. Finché un giorno...
Arrivò un riccone e, dopo aver pregato, dimenti­cò sul gradino la sua borsa piena di monete d'oro. Sebastiano vide, ma conservò il silenzio. Non parlò neppure un'ora dopo, quando arrivò un povero che, incredulo per tanta fortuna, prese la borsa e se ne an­dò. Né aprì bocca quando davanti a lui si inginoc­chiò un giovane che chiedeva la sua protezione pri­ma di intraprendere un lungo viaggio per mare. Ma non riuscì a resistere quando vide tornare di corsa l'uomo ricco che, credendo che fosse stato il giova­ne a derubarlo della borsa di monete d'oro, gridava a gran voce per chiamare le guardie e farlo arrestare.
Si udì allora un grido: "Fermi!".
Stupiti, tutti guardarono in alto e videro che era stato il crocifisso a gridare. Sebastiano spiegò come erano andate le cose. Il ricco corse allora a cercare il povero. Il giovane se ne andò in gran fretta per non perdere il suo viaggio. Quando nel santuario non ri­mase più nessuno, Cristo si rivolse a Sebastiano e lo rimproverò.
"Scendi dalla croce. Non sei degno di occupare il mio posto. Non hai saputo stare zitto".
"Ma, Signore" protestò, confuso, Sebastiano. "Dovevo permettere quell'ingiustizia?".
"Tu non sai" rispose il Signore, "che al ricco conv­eniva perdere la borsa, perché con quel denaro stava per commettere un'ingiustizia. Il povero, al contra­rio, aveva un gran bisogno di quel denaro. Quanto al ragazzo, se fosse stato trattenuto dalle guardie avrebbe perso l'imbarco e si sarebbe salvato la vita, perché in questo momento la sua nave sta colando a picco in alto mare".
(da C'è qualcuno lassù di Bruno Ferrero)

(14 settembre, Esaltazione della Santa Croce)

sabato 11 settembre 2010

Citazioni

Il giorno più bello, OGGI.
L’ostacolo più grande, la PAURA.
La cosa più facile, SBAGLIARSI.
L’errore più grande, RINUNCIARE.
Il sentimento più brutto, il RANCORE.
Il regalo più bello, il PERDONO.
La forza più grande, la FEDE.
La cosa più bella del mondo, l’AMORE.
(Madre Teresa di Calcutta)

Quando si ride ci si lascia andare, si è nudi, ci si scopre.
Quando uno ride, vedi un po' la sua anima...
E poi quando si ride ci si muove, ci si scuote...
Ci si scuote come un albero e si lasciano per terra le cose che gli altri possono vedere e magari cogliere...
Gli avari e coloro che non hanno niente da offrire, infatti, non ridono.
(Roberto Benigni)

giovedì 9 settembre 2010

Immaginiamo....

La paura ha bussato alla porta....


Ha risposto la Fede....


Fuori non c'era più nessuno....

domenica 5 settembre 2010

Fare le stesse cose tante volte non è ripetersi ma.... avere uno stile definito.
(G. Marchetti)

domenica 29 agosto 2010

La mano e la sabbia

Giorgio, un ragazzo di tredici anni, passeggiava sulla spiaggia insieme alla madre. Ad un tratto le chiese: "Mamma, come si fa a conservare un amico quando finalmente si è riusciti a trovarlo?".
La madre meditò qualche secondo, poi si chinò e prese due manciate di sabbia. Tenendo le palme rivolte verso l'alto, strinse forte una mano: la sabbia le sfuggì tra le dita, e quanto più stringeva il pugno, tanto più la sabbia sfuggiva.
Tenne invece ben aperta l'altra mano: la sabbia vi restò tutta.
Giorgio osservò stupito, poi esclamò: "Capisco".

Dietro un'immaginetta della Madonna, dimenticata in un santuarietto di montagna, ho trovato la "Preghiera dell'accoglienza". Eccola:

Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà,
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ti ringrazia con gioia,
un amico che si è sempre certi di trovare
quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere
quando lo si desidera,
ad offrire un'amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, o Signore.
Fa' che sia disponibile e accogliente
soprattutto verso i più deboli e indifesi.
Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino,
Signore della tenerezza.
(da L'importante è la rosa. Piccole storie per l'anima di Bruno Ferrero)

sabato 28 agosto 2010

Il bambù

In un magnifico giardino cresceva un bambù dal nobile aspetto. Il Signore del giardino lo amava più di tutti gli altri alberi. Anno dopo anno, il bambù cresceva e si faceva robusto e bello. Perché il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne era felice.
Un giorno, il Signore si avvicinò al suo amato albero e gli disse: “Caro bambù, ho bisogno di te”.
Il magnifico albero sentì che era venuto il momento per cui era stato creato e disse, con grande gioia: “Signore, sono pronto. Fa' di me l'uso che vuoi”.
La voce del Signore era grave: “Per usarti devo abbatterti!”
Il bambù si spaventò: “Abbattermi, Signore? Io, il più bello degli alberi del tuo giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi”.
“Mio caro bambù”, continuò il Signore, “se non posso abbatterti, non posso usarti”.
Il giardino piombò in un profondo silenzio. Anche il vento smise di soffiare. Lentamente il bambù chinò la sua magnifica chioma e sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, abbattimi”.
“Mio caro bambù”, disse ancora il Signore, “non solo devo abbatterti, ma anche tagliarti i rami e le foglie”.
“Mio Signore, abbi pietà. Distruggi la mia bellezza, ma lasciami i rami e le foglie!”.
Il sole nascose il suo volto, una farfalla inorridita volò via. Tremando, il bambù disse fiocamente: “Signore, tagliali”.
“Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso fare questo, non posso usarti”. Il bambù si chinò fino a terra e mormorò: “Signore, spacca e strappa”.
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami e le foglie, lo spaccò in due e gli estirpò il cuore. Poi lo portò dove sgorgava una fonte di acqua fresca, vicino ai suoi campi che soffrivano per la siccità.
Delicatamente collegò alla sorgente una estremità dell'amato bambù e diresse l'altra verso i campi inariditi.
La chiara, fresca, dolce acqua prese a scorrere nel corpo del bambù e raggiunse i campi. Fu piantato il riso ed il raccolto fu ottimo. Così il bambù divenne una grande benedizione, anche se era stato abbattuto e distrutto.
Quando era un albero stupendo, viveva solo per se stesso e si specchiava nella propria bellezza. Stroncato, ferito e sfigurato era diventato un canale che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.

Noi la chiamiamo “sofferenza”. Dio la chiama “ho bisogno di te”.
(da L'importante è la rosa. Piccole storie per l'anima Bruno Ferrero)

venerdì 27 agosto 2010

Come dargli torto

Lavora come se non ti occorresse il denaro.
Ama come se non ti avessero mai fatto del male.
Balla come se nessuno ti stesse guardando.
Canta come se nessuno ti sentisse.
Vivi come se il Paradiso fosse in terra.
(Anonimo)

giovedì 26 agosto 2010

Riflessioni

L'ottimista sostiene che viviamo nel migliore dei mondi possibili.... ed il pessimista teme che ciò sia vero.
(J. Branch Cabell)

Ci sono persone che sanno tutto, ma purtroppo questo è tutto quello che sanno.
(N. Machiavelli)

mercoledì 25 agosto 2010

La pigrizia andò al mercato

La pigrizia andò al mercato
e un cavolo comprò,
mezzogiorno era suonato
quando a casa ritornò.
Mise l'acqua, accese il fuoco
si sedette, riposò.
Ed intanto, a poco a poco,
anche il sole tramontò.
Così, persa ormai la lena,
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
poveretta se ne andò.
(E. Berni)

martedì 24 agosto 2010

Pensieri in libertà

La bellezza di una rosa è così fragile da dover essere protetta dalle spine.
La bellezza di un volto sta nel mostrare il sorriso anche nei momenti difficili.
(Nicola Giannitelli 19/09/2007)

La bellezza del creato è venuta qui a trovarmi,
ed ogni volta mi ricorda che io posso solo amarti.
(Nicola Giannitelli 13/05/2009)

lunedì 23 agosto 2010

Il tempo

Io ti auguro tempo per rallegrarti e ridere.
Io ti auguro tempo non solo per te stesso ma anche da regalare.
Io ti auguro possa restarti tempo per stupirti e confidarti, invece del tempo legato all'orologio.
Io ti auguro tempo nuovo per sperare ed amare ancora, non ha nessun senso rimandare questi momenti.
Io ti auguro anche il tempo per perdonare e dimenticare i risentimenti.
Io ti auguro di avere tempo per vivere.
(da Zeit zu haben zum Leben di E. Miller)

domenica 22 agosto 2010

Il silenzio

Siediti ai bordi dell'aurora,
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte,
per te scintilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente,
per te canterà l'usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio,
Dio ti parlerà.
(L. Vahira)

Prendere il largo

Disse una madre al figlio: "Figlio, ormai puoi iniziare il difficile viaggio della vita. Ti affido ad una guida sicura". E gli bisbigliò un nome all'orecchio ed il figlio partì.
Subito gli si fece incontro un fantasma che gli chiese: "Mi vuoi come guida?". "Come ti chiami?" disse il giovane. "Sono la gloria". "Non è questo il nome indicato da mia madre".
Più avanti, una voce dolce gli domandò: "Mi vuoi come guida?". "Come ti chiami?" chiese il ragazzo. "Sono il piacere". "Non è questo il nome che mia madre mi ha detto".
Proseguì il difficile viaggio.
Con il tintinnio di monete e di musiche, udì un'altra voce: "Mi vuoi come compagno di viaggio? Sono la ricchezza". Ma il ragazzo si allontanò deciso.
Era il tramonto quando una voce forte gli disse: "Posso venire con te?". "Qual è il tuo nome?" chiese il ragazzo ormai stanco. "Sono il coraggio".
Il ragazzo sorrise e disse: "Vieni, questo è il nome che mi disse mia madre!".
In compagnia del coraggio il giovane prese il largo verso la vita.