domenica 29 agosto 2010

La mano e la sabbia

Giorgio, un ragazzo di tredici anni, passeggiava sulla spiaggia insieme alla madre. Ad un tratto le chiese: "Mamma, come si fa a conservare un amico quando finalmente si è riusciti a trovarlo?".
La madre meditò qualche secondo, poi si chinò e prese due manciate di sabbia. Tenendo le palme rivolte verso l'alto, strinse forte una mano: la sabbia le sfuggì tra le dita, e quanto più stringeva il pugno, tanto più la sabbia sfuggiva.
Tenne invece ben aperta l'altra mano: la sabbia vi restò tutta.
Giorgio osservò stupito, poi esclamò: "Capisco".

Dietro un'immaginetta della Madonna, dimenticata in un santuarietto di montagna, ho trovato la "Preghiera dell'accoglienza". Eccola:

Signore, aiutami ad essere per tutti un amico,
che attende senza stancarsi,
che accoglie con bontà,
che dà con amore,
che ascolta senza fatica,
che ti ringrazia con gioia,
un amico che si è sempre certi di trovare
quando se ne ha bisogno.
Aiutami ad essere una presenza sicura,
a cui ci si può rivolgere
quando lo si desidera,
ad offrire un'amicizia riposante,
ad irradiare una pace gioiosa,
la tua pace, o Signore.
Fa' che sia disponibile e accogliente
soprattutto verso i più deboli e indifesi.
Così senza compiere opere straordinarie,
io potrò aiutare gli altri a sentirti più vicino,
Signore della tenerezza.
(da L'importante è la rosa. Piccole storie per l'anima di Bruno Ferrero)

sabato 28 agosto 2010

Il bambù

In un magnifico giardino cresceva un bambù dal nobile aspetto. Il Signore del giardino lo amava più di tutti gli altri alberi. Anno dopo anno, il bambù cresceva e si faceva robusto e bello. Perché il bambù sapeva bene che il Signore lo amava e ne era felice.
Un giorno, il Signore si avvicinò al suo amato albero e gli disse: “Caro bambù, ho bisogno di te”.
Il magnifico albero sentì che era venuto il momento per cui era stato creato e disse, con grande gioia: “Signore, sono pronto. Fa' di me l'uso che vuoi”.
La voce del Signore era grave: “Per usarti devo abbatterti!”
Il bambù si spaventò: “Abbattermi, Signore? Io, il più bello degli alberi del tuo giardino? No, per favore, no! Usami per la tua gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi”.
“Mio caro bambù”, continuò il Signore, “se non posso abbatterti, non posso usarti”.
Il giardino piombò in un profondo silenzio. Anche il vento smise di soffiare. Lentamente il bambù chinò la sua magnifica chioma e sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, abbattimi”.
“Mio caro bambù”, disse ancora il Signore, “non solo devo abbatterti, ma anche tagliarti i rami e le foglie”.
“Mio Signore, abbi pietà. Distruggi la mia bellezza, ma lasciami i rami e le foglie!”.
Il sole nascose il suo volto, una farfalla inorridita volò via. Tremando, il bambù disse fiocamente: “Signore, tagliali”.
“Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso fare questo, non posso usarti”. Il bambù si chinò fino a terra e mormorò: “Signore, spacca e strappa”.
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami e le foglie, lo spaccò in due e gli estirpò il cuore. Poi lo portò dove sgorgava una fonte di acqua fresca, vicino ai suoi campi che soffrivano per la siccità.
Delicatamente collegò alla sorgente una estremità dell'amato bambù e diresse l'altra verso i campi inariditi.
La chiara, fresca, dolce acqua prese a scorrere nel corpo del bambù e raggiunse i campi. Fu piantato il riso ed il raccolto fu ottimo. Così il bambù divenne una grande benedizione, anche se era stato abbattuto e distrutto.
Quando era un albero stupendo, viveva solo per se stesso e si specchiava nella propria bellezza. Stroncato, ferito e sfigurato era diventato un canale che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno.

Noi la chiamiamo “sofferenza”. Dio la chiama “ho bisogno di te”.
(da L'importante è la rosa. Piccole storie per l'anima Bruno Ferrero)

venerdì 27 agosto 2010

Come dargli torto

Lavora come se non ti occorresse il denaro.
Ama come se non ti avessero mai fatto del male.
Balla come se nessuno ti stesse guardando.
Canta come se nessuno ti sentisse.
Vivi come se il Paradiso fosse in terra.
(Anonimo)

giovedì 26 agosto 2010

Riflessioni

L'ottimista sostiene che viviamo nel migliore dei mondi possibili.... ed il pessimista teme che ciò sia vero.
(J. Branch Cabell)

Ci sono persone che sanno tutto, ma purtroppo questo è tutto quello che sanno.
(N. Machiavelli)

mercoledì 25 agosto 2010

La pigrizia andò al mercato

La pigrizia andò al mercato
e un cavolo comprò,
mezzogiorno era suonato
quando a casa ritornò.
Mise l'acqua, accese il fuoco
si sedette, riposò.
Ed intanto, a poco a poco,
anche il sole tramontò.
Così, persa ormai la lena,
sola al buio ella restò
ed a letto senza cena
poveretta se ne andò.
(E. Berni)

martedì 24 agosto 2010

Pensieri in libertà

La bellezza di una rosa è così fragile da dover essere protetta dalle spine.
La bellezza di un volto sta nel mostrare il sorriso anche nei momenti difficili.
(Nicola Giannitelli 19/09/2007)

La bellezza del creato è venuta qui a trovarmi,
ed ogni volta mi ricorda che io posso solo amarti.
(Nicola Giannitelli 13/05/2009)

lunedì 23 agosto 2010

Il tempo

Io ti auguro tempo per rallegrarti e ridere.
Io ti auguro tempo non solo per te stesso ma anche da regalare.
Io ti auguro possa restarti tempo per stupirti e confidarti, invece del tempo legato all'orologio.
Io ti auguro tempo nuovo per sperare ed amare ancora, non ha nessun senso rimandare questi momenti.
Io ti auguro anche il tempo per perdonare e dimenticare i risentimenti.
Io ti auguro di avere tempo per vivere.
(da Zeit zu haben zum Leben di E. Miller)

domenica 22 agosto 2010

Il silenzio

Siediti ai bordi dell'aurora,
per te si leverà il sole.
Siediti ai bordi della notte,
per te scintilleranno le stelle.
Siediti ai bordi del torrente,
per te canterà l'usignolo.
Siediti ai bordi del silenzio,
Dio ti parlerà.
(L. Vahira)

Prendere il largo

Disse una madre al figlio: "Figlio, ormai puoi iniziare il difficile viaggio della vita. Ti affido ad una guida sicura". E gli bisbigliò un nome all'orecchio ed il figlio partì.
Subito gli si fece incontro un fantasma che gli chiese: "Mi vuoi come guida?". "Come ti chiami?" disse il giovane. "Sono la gloria". "Non è questo il nome indicato da mia madre".
Più avanti, una voce dolce gli domandò: "Mi vuoi come guida?". "Come ti chiami?" chiese il ragazzo. "Sono il piacere". "Non è questo il nome che mia madre mi ha detto".
Proseguì il difficile viaggio.
Con il tintinnio di monete e di musiche, udì un'altra voce: "Mi vuoi come compagno di viaggio? Sono la ricchezza". Ma il ragazzo si allontanò deciso.
Era il tramonto quando una voce forte gli disse: "Posso venire con te?". "Qual è il tuo nome?" chiese il ragazzo ormai stanco. "Sono il coraggio".
Il ragazzo sorrise e disse: "Vieni, questo è il nome che mi disse mia madre!".
In compagnia del coraggio il giovane prese il largo verso la vita.